#Recensione: Gesu’ di nome e Cristo di cognome di Giuseppe Granieri


Niente è come sembra e tutto quello che succede è solo un punto di vista.



Eccoci  qua per una nuova recensione, oggi parliamo del libro di Giuseppe Granieri “Gesù di nome e Cristo di cognome”.
Ringrazio la goWare editori per avermi inviato una copia e per aver avuto il piacere di leggerlo.


Titolo:Gesù di nome e Cristo di cognome
Autore:Giuseppe Granieri
Pagine:42
Casa editrice:goWare
Collana:Pesci rossi
Genere:racconti
Prezzo cartaceo:8,99
Prezzp ebook:4,99


Sinossi:



Sette racconti brevi che scandagliano e ragionano su: le vuote giornate di un esodato e di una casalinga poco disperata; un ragazzo che ha pubblicato il suo primo racconto e si confronta con le reazioni dei suoi amici; un muro pieno di scritte che fanno riferimento a tante vite, alcune dense, altre meno; un padre che decide insindacabilmente il nome dei propri figli, a dispetto dell’opinione un po’ disincantata della moglie; un frate che non può far altro che continuare a pregare, anche se ormai tutto sembra perduto; un corteggiamento finito male, nonostante l’attesa; un corteggiamento finito bene, nonostante l’attesa. Ma niente è come sembra e tutto quello che succede è solo un punto di vista. E il vostro?


Recensione:


Questo libro è formato da sette racconti che nascondono due lati al loro interno e che possono essere interpretati dal un punto di vista differente in base a chi li legge, non a caso la cover del libro è una persona che porta la maschera.

1-Gesù di nome e Cristo di cognome

In questa parte conosciamo Luca, che poi diventerà Fra’ Luca, che da piccolo si interroga sul perché della fede e sul significato della parola credo. Da grande è disarmato dal mondo che lo circonda che è pieno di violenza, di guerra e di dolore, non si capacita come le persone si facciano del male tra di loro. L’unica cosa che gli rimane è di pregare e di ricordare come diceva la sua maestra che la fede è un albero dentro di noi che cresce solo se continuiamo ogni giorno a coltivarlo e a dargli da bere.

2-Lavoro e altri disastri

Qui troviamo un esodato, una persona che si ritrova a 56 anni a non avere un lavoro e nemmeno una pensione, non sa come passare le sue giornate che gli sembrano tutte uguali e vuote. A quell’età una persona avrebbe il  diritto di vivere la propria vecchiaia con serenità e con una pensione dignitosa invece, deve ancora lottare per sopravvivere.
Un giorno scrive in una chat per gioco e trova una casalinga che non sembra interessarsi alla vita dell’uomo ma che anche lei cerca di trovare qualcosa di diverso nelle sua giornate da mamma e moglie.

3-E’ solo un racconto

La storia parla di un  ragazzo che  ha pubblicato il suo primo racconto e che non si aspetta il successo che ha ottenuto e si confronta con le reazioni delle persone che lo conoscono amici e famigliari.
Questi non approvano il suo lavoro o meglio non sono entusiasti di quello che ha scritto anzi alcuni gli ricordano che non andava nemmeno bene in italiano e gli chiedono come gli sia venuto in mente di scrivere un racconto.
Mentre dall’altro lato troviamo i commenti degli addetti ai lavoro, dei colleghi, degli scrittori e dei lettori in generale che invece descrivono il racconto come fresco, vivace, interessante e pieno di spunti.
A volte le persone che ci conoscono non sanno dare il giusto valore a quello che facciamo e  ai nostri sogni.

4-Tentativo di esaurimento di un muro salentino

In questa parte l’autore ci parla delle scritte che troviamo nei muri delle nostre città, dove in ogni parole e in ogni singola frase possiamo vedere la vita delle persone che lo hanno scritto e il perché in quel momento hanno sentito di lasciare un proprio ricordo.

5-Il Bar Kimera

Una ragazza che lavora in un bar  e che non le piace quello che fa ma non lo ammette e un uomo molto più grande di lei che è abbagliato dalla sua bellezza e che un giorno forse non nel modo  più corretto le dice di cambiare la sua vita e di iniziare a viverla veramente andando via da quel bar.
Inizialmente non gli dà  retta ma poi invece capirà che la scelta che aveva fatto tempo prima era stata la migliore.

6-Sul come chiamare i figli

In questa parte troviamo un bambino che si interroga sul perché si chiami Francesco, la madre non sa cosa rispondergli, semplicemente pensa che la sua domanda sia inutile e che non ci sia un perché ma solamente perché lei e il marito l’hanno voluto chiamare così.
Mentre il padre, trova una risposta a questo interrogativo, il nome del bambino gli è stato dato perché suo padre si chiamava così.
Per ogni nome ci deve essere un significato o un ricordo legato ad esso.

7-A quei tempi andava più o meno così

L’ultimo racconto ci riporta ad una storia che è successa qualche anno fa quando in fila per compilare delle carte un ragazzo (probabilmente l’autore) si ingegna per conquistare una ragazza che però sembra non essere interessata a lui.
Alla fine nonostante tutto quello che ha fatto  per la ragazza, lei  se ne va e lui se ne sta ancora lì, cercando e sperando di ritrovarla nonostante siano passati dieci anni da quella mattina.



L’autore solo nell’ultima storia è la voce narrante mentre prima si inserisce solamente nei racconti con qualche considerazione personale, descrive probabilmente storie che ha sentito e che lo hanno fatto riflettere. E’ questo il suo obiettivo farci pensare e riflettere su ciò che accade intorno a noi.
Una lettura molto scorrevole e veloce anche a tratti divertente e che dà la possibilità al lettore di dare la sua interpretazione e di trarre la sua personale “morale” alla storia.
A voi la risposta finale.




Giuseppe Granieri (Galatina, 1981), vive a Copertino, Lecce. Laureato in Scienze della comunicazione all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista pubblicista. Scrive di sport e calcio per FcInterNews.it e TuttoMercatoWeb.com. Ha pubblicato i libri Giorgio Faletti e la riscoperta del noir in Italia (Sacco, 2009) e Dal calcio giocato al calcio parlato (Infinito Edizioni, 2013).




Buone letture!

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